venerdì 15 febbraio 2008

Pareto: dall'economia alla sociologia



L'uomo non è quell'essere razionale che credono gli economisti. Le azioni umane possono essere contemporaneamente assurde e positive. Sono importanti da considerare i fatti, e per il Pareto, anche i valori sono fatti. Dei fatti Pareto non vuole coglierne l'essenza. Affermare l'assurdità di una dottrina non significa affermare che sia inutile. Pareto non crede che la scienza possa comprendere la totalità del reale e dei fatti osservati, anche se ciò potrebbe sembrare. Il confronto con i fatti è l'unica rigidità del suo metodo. Proprio sul terreno delle costanti della natura umana e della razionalità dell'agente che avviene il passaggio di Pareto dall'economia alla sociologia. Lo studio statistico della distribuzione dei redditi gli aveva fornito una prima evidenza della stabilità della natura umana pur nel variare delle situazioni storico-geografiche. D'altra parte, l'osservazione del comportamento non solo economico, ma più generalmente sociale, lo portava a constatare come l'individuo sociale agisca solo raramente secondo una razionalità strumentale di mezzi adeguati al fine. A suo modo, Pareto anticipa la critica antimarginalista, ma invece di rispondervi restando nel recinto dell'analisi economica, passa a fondare quella che egli chiamava la «sociologia scientifica». Il punto di partenza di questa nuova sociologia che, secondo Pareto, è che nella maggior parte dei casi, l'individuo sociale si comporta in maniera non logica, ovvero senza uno scopo apparente e, comunque, senza una chiara coscienza dello scopo perseguito. Il problema è però che l'individuo sociale, pur agendo in modo non logico, cosa che lo accomuna alle specie animali, rispetto a queste ultime presenta la caratteristica di accompagnare i propri comportamenti con delle formulazioni verbali, la cui funzione è quella di fornire un motivo del comportamento stesso. La sociologia scientifica dovrà allora spiegare quali sono le costanti del comportamento sociale non logico, e quali sono le caratteristiche e la funzione del discorso sociale. Da questo nucleo di problemi nasce la sociologia di Pareto, costituita da quattro grandi contrafforti: la teoria dell'azione non logica, la teoria dei residui e delle derivazioni, la teoria delle elites, la teoria dell'equilibrio sociale. Pareto è conscio dell'impossibilità di una formalizzazione matematica. Inoltre, la scelta di un concetto di equilibrio come equilibrio meccanico, rende questa parte della sua sociologia una faticosa argomentazione intorno ai vincoli sistemici dell'agire degli individui sociali. Di notevole vi è sicuramente il tentativo di Pareto di spiegare il divenire sociale senza rinunciare al presupposto della costanza della natura umana. Ne deriva un pessimismo "ondulatorio" che non riesce però a conciliare il susseguirsi dei cicli sociali con il fatto, pur riconosciuto, del progressivo stabilirsi della «ragione» nelle attività umane. Pareto, nel suo tentativo di una «sociologia scientifica», desta ammirazione anzitutto per la creatività e la grandezza di vedute con cui ha saputo districarsi dalle difficoltà del paradigma economico marginalistico, alla cui piena ma problematica maturità aveva contribuito egli stesso; in secondo luogo, per averci assicurato una fra le più originali indagini intorno alla mente dell'individuo sociale, la cui portata è ancora in larga parte da valutare e sfruttare.

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